Ai Musei Capitolini non abbiamo solo opere d'arte classica (busti, statue equestri o statue) ma anche alcuni capolavori direttamente dal Barocco, da quel '600 che rese Roma più spettacolare. In una sala del Palazzo dei Conservatori, vicino ad un busto raffigurante Michelangelo, vi è la celebre testa di Medusa del Bernini. Andiamo dunque alla scoperta di un po' di Barocco, del motivo per cui Bernini era un maestro, e di un mito molto conosciuto ed affascinante. 

La straordinaria resa del marmo, la sua lucentezza e levigatezza, rendono giustizia ad un'opera fantastica. Il volto della Medusa appare trasfigurato dal dolore, dalla frustrazione e soprattutto dall'orrore. Immaginiamo per un attimo la povera Medusa vedersi, per la prima volta, allo specchio: il suo terreo volto incorniciato dalle serpi avrebbero fatto rabbrividire chiunque. I capelli e le serpi sono un tutt’uno, i primi si stanno trasformando nei secondi. E’ il momento della metamorfosi, del radicale cambiamento. Come sempre, Bernini ha saputo cogliere un attimo, un momento in cui il pathos e la drammaticità dell'episodio sono ai loro massimi. Di conseguenza il maestro del Barocco è stato capace di plasmare il marmo in modo che il materiale potesse parlare, realizzando delle espressioni capaci di suscitare delle emozioni. E quelle emozioni sono proprie di Medusa, del personaggio rappresentato. In questo modo possiamo davvero entrare in contatto non tanto con il capolavoro, ma con ciò che è raffigurato (se volete leggere di un altro esempio simile, un'altra magistrale opera berniniana ricavata dai miti antichi, cliccate qui). Ma, in tutto ciò, chi era davvero Medusa?

Esistono varie versioni del mito: il più celebre, probabilmente, è quello che vede Medusa come una giovane bellissima, che osò competere in bellezza con Atena (la quale, gelosa, la trasformò in un mostro). In un'altra versione, sempre Atena trasformò Medusa in un mostro, ma solo a seguito di un suo rapporto sessuale (o violenza subita) con Poseidone all'interno di un tempio dedicato alla dea. Sappiamo tutti, poi, della tragica fine di Medusa: il mostro verrà ucciso da Perseo (una delle sue tante imprese eroiche), sfruttando l’ingegnoso trucco della scudo lucente come uno specchio per evitare di essere colpito dallo sguardo pietrificante di Medusa la quale, fondamentalmente, morirà a causa della sua stessa maledizione. Concludo anche aggiungendo che dal busto spiccato di Medusa fuoriuscì il famoso cavallo alato, Pegaso, ed un guerriero concepito da Medusa con Poseidone. Vi lascio con la descrizione del momento, fornitaci da Ovidio nelle sue Metamorfosi:

”Ma lui (Perseo) aveva scorto, riflessa nel bronzo dello scudo
che reggeva col braccio sinistro, l'orrenda immagine,
e mentre un sonno pesante gravava sui serpenti e su lei stessa,
le spiccò il capo dal collo: quasi fosse linfa materna
dal sangue nacquero Pegaso, l'alato destriero, e suo fratello (Crisaore)”