Lungo Via di San Sebastiano a Roma (l'antico tratto urbano della Via Appia) sorge il Sepolcro degli Scipioni, un complesso sotterraneo adibito a sepolcreto sin dal III secolo a.C. Un'area archeologica e sotterranea capace di mostrare a tutti gli effetti la storia della Roma repubblicana e la forza delle famiglie nobili dell'epoca, la quale spesso era intrisa di politica e ricchezza. Un modo come un altro, per una guida turistica locale come me, di mostrarvi quanto sotto i nostri piedi vi siano immensi tesori...
La gens Scipia arrivò quasi all'apice della società romana nel corso del III e II secolo a.C., grazie alle imprese militari di alcuni suoi esponenti (come il celebre Publio Cornelio Scipione, detto l'Africano). Il sepolcro si sviluppa lungo un grande ambiente sotterraneo, completamente scavato nella roccia tufacea, che va a formare un grande quadrato con due corridoi che si intersecano al centro. Ancora oggi, entrare tra queste gallerie dona emozioni uniche. Immaginate quando l'area era piena di iscrizioni funerarie e sarcofagi, spostati o distrutti nel corso dei secoli a seguito di scavi non autorizzati o errati. Infatti, pur con alcuni documenti storici che localizzarono il punto in cui doveva sorgere tale sepolcro, solo nel 1614 dal terreno una testimonianza archeologica del sito: un sarcofago appartenente a Publio Cornelio Scipione (padre e omonimo dell'Africano). All’epoca fu davvero una sorpresa, poiché sino al Settecento non fu rinvenuto ancora “grandiosa ruina”, come diceva il Piranesi, che potesse giustificare l’esistenza di qualcosa di particolarmente eclatante. Un secolo dopo una coppia di fratelli, i Sassi, comprò il terreno scavando a più non posso e trovando tutto il complesso, modificandone però la pianta (fecero un nuovo ingresso, proprio dalla galleria in cui entrarono per la prima volta), e prendendo tutto ciò che poterono. Un'archeologia ancora molto avventurosa (c'è da immaginarseli, con le torce e l'emozione nello scoprire qualcosa di nuovo per loro, e antico per Roma), in cui poco si pensava alla valorizzazione ed alla preservazione delle opere.
Un sepolcro che, inoltre, nel corso del tempo fu interrato, modificato e coperto da altre strutture successive ad esso: un colombario e delle sepolture di epoca imperiale, una insula del III secolo d.C. ed una torre medioevale. Tutto ciò concorre a rendere l’area del Sepolcro degli Scipioni molto interessante, in cui è riscontrabile la stratigrafia tipica dell’Urbe e la bellezza di una città che, in un fazzoletto di terra, accoglie rimanenze di varie epoche, di vari stili e funzionalità. Basti pensare che si è passati da un sepolcro monumentale visibile da tutti coloro che giungevano all’Urbe da sud percorrendo la trafficatissima Via Appia (un modo per accrescere il prestigio della gens) ad un’insula (dunque edificio residenziale privato), sino ad una fortificazione medievale. Per fortuna, infine, che uomini come Rodolfo Lanciani (un archeologo attivo soprattutto alla fine dell’800, grande esperto ma soprattutto amante di Roma), che si lamentò delle pesanti perdite dovute agli indiscriminati scavi del passato ma che poi si fece in quattro per incamerare anche questo bene archeologico nel demanio pubblico. Comunque sia un’altra testimonianza di come, a Roma, basta scavare e qualcosa si trova…