Quest'oggi vi propongo una bella mappa per comprendere quale è, davvero, la geologia del suolo di Roma. Immaginate che spesso dico ai miei turisti come la Città Eterna si sia sviluppata per svariate ragioni, anche di tipo geologico e naturalistico. La presenza di colli ben difendibili, di un fiume, di numerose sorgenti sotterranee ed esterne, portò Roma a passare dall'essere un semplice villaggio primitivo ad una città di marmo.

Ed ecco che, in primo piano, abbiamo i famosissimi sette colli: Palatino, Campidoglio, Quirinale, Viminale, Esquilino, Celio e Aventino (il più distante dal centro). Alcuni di essi sono ancora facilmente visibili, come il Campidoglio (raggiungibile attraverso la Cordonata, scalinata realizzata su progetto di Michelangelo), ed il Palatino. Altri, invece, dopo i numerosi secoli trascorsi, sono un po’ nascosti ed è difficile trovare una pendenza o un pendio a cui fare riferimento (il Viminale, per esempio, è completamente ricoperto di edifici tra cui l’omonimo palazzo del Ministero dell’Interno). Il bello di Roma, però, è che il suo territorio, colli compresi, fu plasmato e modellato da due vulcani attivi migliaia e migliaia di anni fa, i cui crateri oggi sono occupati da due laghi: il Lago Albano (corrispondente all’antico Vulcano Albano, a sud di Roma), e di Lago di Bracciano (corrispondente all’antico Vulcano Sabatino, a nord). Queste due potenze della natura modificarono il terreno di Roma, rendendolo tra l’altro ricco di materiali con cui i Romani fecero fortuna, come il tufo o la pozzolana, entrambe rocce di origine vulcanica. pensiamo ad esempio alla Via Appia Antica, le cui prime miglia furono realizzate scavando in un plateau vulcanico venutosi a creare con le continue eruzioni dell'antico Vulcano Albano. 

Fondamentalmente se la Città Eterna è solcata da numerosi colli, è anche vero che l'intero territorio poggia su un plateau vulcanico, che fece anche la fortuna dei Romani stessi, considerando la grande quantità di materiale adatto ad opere architettoniche utilissime alla comunità romana. Nonostante questo, però, un'altra forza naturale che ha plasmato la zona è il fiume Tevere, che nel corso dei millenni e dei secoli ha anche modificato il suo percorso. In origine, pensiamo magari anche al tempo di Romolo e Remo, la zona dell'attuale centro di Roma era percorso da fiumiciattoli, rivoli e piccoli affluenti del Tevere, la maggior parte dei quali cadeva direttamente dagli alti colli mediante sorgenti sotterranee. L'attuale Via Labicana, ad esempio, ripercorre quella che era una delle fosse più grandi all'epoca, fossa contenente acqua che andava a finire sul Tevere e che, tra le altre cose, modificava il terreno stesso. Non è un caso che se il lato sud del Colosseo è quello che ha suvito più danni nel corso dei millenni. Esso, difatti, poggia sul terreno acquitrinoso e fragile in cui scorre, ancora oggi, questa antica fossa. In generale possiamo dire che tutta la riva destra del fiume Tevere (quella della zona di Trastevere per intenderci) presenta un terreno più duro e resistente, mentre quello della riva sinistra più alluvionale. Un territorio in cui milioni di anni vi era il mare (a Monte Mario sono stati rinvenuti numerosi organismi marini fossilizzati), e che per molto tempo fu abitato da animali insospettabili oggi. Resti fossili di grandi elefanti furono rinvenuti negli scavi archeologici del Foro Romano degli anni '30, così come in quelli di inizio Novecento per la costruzione dell'Altare della Patria.

Per concludere questo piccolo viaggio geologico, da dire che alcuni dei Colli di Roma non sono vere e proprie colline ma, a volte, un agglomerato di alture! Ad esempio, il Campidoglio in realtà si presenta come due piccole colline divise da una stretta vallata. Il nome di tali colline sono: Arx (dove oggi sorge la Basilica di Santa Maria in Ara Coeli) e Capitolium (dove sorge il Palazzo Senatorio), mentre la stretta vallata tra le due è chiamata Asylum. Qui, a quanto pare, sorgeva anche un boschetto ed una fonte d’acqua, entrambe rese sacre e dedicate alle divinità. Un modo per comprendere come la Natura, a cui i Romani facevano affidamento, venne spesso sacralizzata, sottolineando l’importanza di quelle risorse, anche geologiche se vogliamo (basti pensare alla presenza del fiume Tevere, con tutti i suoi vantaggi in termini economici e non solo), che resero Roma la Caput Mundi.