Entrando nella bella Basilica di Santa Sabina, sul Colle Aventino, riceverete certamente un colpo d’occhio fantastico! Abbarbicata lì sulla sommità del colle più distante dal centro cittadino, in parte circondata ancora dalle mura medievali che ne fecero una specie di fortezza, rimarrete ancora oggi in ammirazione nel vedere le decorazioni duecentesche o gli affreschi rinascimentali. Immaginate, poi, che la Basilica di Santa Sabina è una dei primi luoghi di culto cristiani a Roma, essendo stata realizzata nel V secolo d.C. Forse anche per la sua enorme storia la basilica ospita uno dei segreti più...esoterici della città!
Una volta varcata la soglia (con il suo portale ligneo originale di più di 1500 anni fa), girate subito a sinistra. Lì vedrete una piccola colonnina tortile con una strana e tondeggiante pietra nera. Cosa è? Il nome ufficiale è Lapis Diaboli, la pietra del Diavolo. Eccone la storia: ancora oggi vicino alla basilica sorge il complesso dei domenicani che, sin dal ’200 e per volere di Papa Onorio III, gestiscono l’area e la basilica. I domenicani sono i protagonisti dell’origine della Lapis Diaboli o, meglio ancora, ad essere il fulcro di tutta la storia è il fondatore dell’ordine religioso: Domenico da Guzman. E’ proprio qui, nel chiostro ancora visibile attraverso delle inferriate ed un foro sul muro posto davanti l’ingresso della basilica, che si può vedere quell’arancio che, secondo la tradizione, San Domenico avrebbe portato direttamente dalla Spagna, suo Paese natale. Ed è proprio qui, in questo chiostro, che il santo amava ritirarsi in preghiera. L’uomo, inoltre, preferiva raccogliersi in preghiera davanti ad una lastra di marmo che copriva alcune ossa di martiri, posta non lontano dall’arancio. Un punto, dunque, particolarmente caro a San Domenico e di grande importanza religiosa. Ed è qui che entra in gioco di Satana, il quale mal sopportava le continue preghiere di San Domenico. Il Diavolo tentò in tutti i modi di distrarre il santo, spezzando quell’atmosfera quasi magica che permeava il quieto chiostro. Ma nulla, la fede di San Domenico era più forte e resistente. Per tale ragione, preso dalla rabbia, Satana scagliò una pietra (secondo altre fonti proveniente dal tetto della basilica) tentando di colpire San Domenico. Quella pesante pietra, però, non colpì minimamente il santo ma, purtroppo, ruppe la lastra tombale e sepolcrale.
I frammenti della pietra furono poi ricomposti, e solo in seguito il manufatto nero cominciò ad essere esposto qui, in questo angolino quasi dimenticato della Basilica di Santa Sabina. A prescindere dalla tradizione che vi sopra descritto, è vero che la lastra marmorea fu rotta ma, a quanto pare, non da Satana bensì da Domenico Fontana, grande architetto al soldo di Papa Sisto V che, alla fine del ’500, qui scavò per traslare le ossa dei martiri in altre chiese della città. Nonostante tutto, però, la tradizione rimase immutata e, dopotutto, a ben guardare la pietra nera qualcosa di strano ha: sulla sua superficie sono ben visibili alcuni buchi e dei graffi assimilabili ai demoniaci artigli. Una sorpresa dopo l'altra, dunque, in questaa basilica sul Colle Aventino che non smette mai di stupire, anche per altre ragioni...