Il glorioso (è proprio il caso di dirlo) affresco nella Basilica di Sant’Ignazio a Roma raffigurante la "Gloria di Sant’Ignazio". Una mirabile pittura che ci fa comprendere un aspetto dell’arte barocca (siamo nel ’600): come gli affreschi fossero monumentali e capaci di creare nuove dimensioni. Non è un caso che adoro passare per la  Basilica di Sant'Ignazio, da solo o con i turisti al seguito. Credo che per una guida turistica locale, per un appassionato ma, anche, per un disattento visitatore questa basilica regala emozioni uniche.

Innanzitutto vi sono da fare un paio di considerazioni, a partire dalla basilica in cui questa mirabolante affresco si trova, una basilica che può essere considerata a tutti gli effetti come la casa spirituale dei Gesuiti, i quali ottennero la possibilità di costruire questo straordinario luogo di culto nella prima metà del Seicento. Dopotutto Sant'Ignazio da Loyola fu anche il fondatore della Compagnia del Gesù, un'ordine religioso tra i più potenti e ramificati che la storia della Chiesa Cattolica abbia mai avuto. E per chiudere il cerchio si deve aggiungere come Andrea Pozzo, il deus ex machina di tutto l'apparato decorativo della basilica in questione, fosse gesuita. In questa policroma meraviglia, sita sulla volta della grande navata della Basilica di Sant'Ignazio da Loyola, vediamo il santo vestito di nero essere in posizione orante, rivolto verso Gesù e la sua Croce. Qui, in qualche modo, Cristo sta accettando Sant’Ignazio, lo sta quasi guidando, mediante la sua Luce, nell’alto dei Cieli e nella gloria del Paradiso. Si vede bene, in evidenza, anche il simbolo IHS, il Sacro Nome di Gesù, che i Gesuiti utilizzarono come loro simbolo e vessillo (da dire che il Nome di Gesù si diffuse rapidamente, come simbolo cristiano e non solo, grazie anche alle prediche di San Bernardino da Siena, che visse nella prima metà del Quattrocento). In questo modo, con la stessa presenza del Cristo, in qualche modo si volle sottolineare come Egli stesso riconobbe la straordinaria opera evangelizzatrice e non solo di Sant'Ignazio.

Tra l'altro nel turbinio di figure spiccano anche alcuni gruppi che rimandano all'amore verso Dio ed al timore dell'ira divina, due facce della stessa medaglia molto utilizzate da predicatori e santi, come Ignazio, nella conversione delle genti. Tutto questo per dire, in parole povere, che il santo si è davvero meritato di essere lassù, tra figure angeliche e nubi, vicino a Cristo con il riconoscimento divino che gli spetta. Inoltre proprio le figure tutte attorno ai due principali protagonisti dell’affresco creano una sorta di movimento a spirale che giunge fino a quel punto, a quella distanza breve e lucente che dividono i due. Proprio la luce è fondamentale, poiché genera una profondità infinita. Il soffitto di questa chiesa sembra non esistere, poiché vediamo solo cielo, nubi e luce. Unico sfondamento prospettico ed illusionistico molto amato dagli artisti barocchi. Sembra quasi che non ci sia soffitto, per quanto straordinaria infinità traspare da quel cielo completamente abbacinante di luce. Quasi ci si può immergere in questa nuova dimensione, in una profondità infinita. Da notare, come motivo di maggior imponenza, le finte architetture (colonne, capitelli e pareti) che ascendono verso l’alto, con una prospettiva fantastica. Il nostro occhio è guidato in modo da guardare direttamente in alto, avendo l’idea che ci possa essere altro oltre quello scomparso soffitto della basilica.

Una sorta di visione mistica, un'emozione unica suscitata da un illusione simile che, ad esempio, può essere osservata in modalità simili anche nella celeberrima Chiesa di Sant'Agnese in Agone a Piazza Navona (clicca qui per leggere l'articolo). Suggerisco di avanzare un altro poco per la navata, e di fermarsi all’altezza delle prime panche che troverete: voltandovi verso l’ingresso guardate in alto, di modo da poter comprendere meglio come le linee curve del soffitto, davvero esistenti, siano state riutilizzate, modificate e nascoste dalle finte architetture e dalle figure che vi guidano su, a vedere Cristo ed il santo in gloria. Era questo, dopotutto, lo scopo dell’arte dell’epoca: educare alla fede riportando esempi positivi, come quello del santo, e colpendo allo stesso tempo l’attenzione dell’osservatore. Geniale e bellissimo...