Nella zona dell’Altare della Confessione nella Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma, proprio davanti il reliquario contenente resti della mangiatoia di Gesù, una grande statua in marmo condivide con voi quel sacro spazio. Un altro esempio di come una semplice scultura sia capace di aprire un intero mondo, tanto che in questo caso posso dirvi che la statua ci può riportare indietro nel tempo, in un momento decisivo per la storia moderna di Roma.
Qui nella Basilica di Santa Maria Maggiore, infatti, abbiamo la rappresentazione scultorea, ad opera di Ignazio Jacometti, del pontefice Pio IX. Fu eletto papa nel 1846 e rimase sul soglio di Pietro per più di 31 anni (morì nel 1878), tanto che ancora oggi il suo pontificato risulta essere il più lungo della storia della Chiesa cristiana dopo quello di San Pietro, il primo pontefice. Uomo energico e colto, passò alla storia per esser stato un pontefice che ha cercato, in tutti i modi, di far uscire la Chiesa Cattolica dalle secche provocate da rigurgiti repubblicani, costituzionali e liberali che sconvolsero lo status quo europeo nel corso del XIX secolo. A quel tempo infatti, a seguito della Rivoluzione Francese e della presa che quei ideali fecero su molti, tutte le storiche monarchie europee si trovarono in difficoltà. In Italia movimenti e associazioni più o meno segrete, come i Carbonari, tentarono di rovesciare in particolare il secolare potere temporale e teocratico della Chiesa Cattolica, da molti considerata simbolo di oscurantismo e dogmatismo. Quando Pio IX fu eletto pontefice, però, inizialmente ebbe degli atteggiamenti vicini a questi moti liberali, che si prefiggevano di instaurare costituzioni sulla falsariga di quella francese, rovesciando completamente il potere ed i privilegi di singoli re, famiglie regnanti e clero. Spesso questi impulsi si trasformavano in rivolte e tentativi rivoluzionari. Sarà Pio IX a concedere amnistia a coloro che erano in carcere a causa proprio di queste rivolte, come sarà sempre Pio IX, inizialmente, a "modernizzare" lo Stato della Chiesa: libertà agli ebrei, costruzione di strade e ferrovie, libertà di stampa. A lui dobbiamo, ad esempio, le stazioni ferroviarie di Termini e quella di Porta Maggiore, quest'ultima oggi importante snodo dei tram. Sempre a lui dobbiamo la costruzione di alcuni ponti, come il cosiddetto Ponte di Ferro, all'epoca considerato il non plus ultra dell'architettura industriale. Ma è quando si parla del suo liberalismo, dell'amnistia concessa e di molte libertà, d'espressione e di stampa, che inizialmente Pio IX mise in atto si può comprendere come il pontefice rappresentasse un sogno divenuto realtà. Un sogno ad occhi aperti per coloro che sognavano un nuovo mondo.
Un sogno che si infranse con i moti rivoluzionari del 1848, che videro soprattutto Milano come protagonista. A differenza di altri, il pontefice però non inviò truppe in sostegno della popolazione milanese, divenuta simbolo di libertà e combattimento contro la monarchia e tirannia, in questo caso quella austriaca. Fu l’inizio della fine. Il popolo romano, ma anche molte delle guardie papaline e degli uomini addetti a servizi di polizia, non videro di buon occhio questo cambio radicale di atteggiamento. Si aspettavano un Pio IX pronto, con le proprie armate, a dar manforte a quegli uomini dagli spiriti forti i quali, pur di liberarsi dal giogo della monarchia e dell’oppressione, erano pronti anche ad immolarsi. Tutto in nome della libertà. Pio IX, però, scelse appunto una politica attendista. A seguito del suo comportamento ambiguo, gli animi a Roma si scaldarono a tal punto che il papa dovette fuggire, vestendosi da semplice prete, e rifugiandosi a Gaeta, all’epoca all’interno del Regno delle Due Sicilie. Pio IX fu inizialmente rinchiuso nella sua residenza al Quirinale, e solo la prontezza di spirito, e la poca preparazione degli uomini che avrebbero dovuto sorvegliarlo, portarono alla sua fuga.
La risposta del Papa, però, non si fece attendere perché, grazie al sostegno dell’esercito francese, ritornò in città (dopo 17 mesi). E qui represse duramente ogni altro atto rivoluzionario, cancellando dalla storia la neonata Repubblica Romana e ripristinando alcune pratiche, come la pena di morte, che sapevano di vecchio regime. I Francesi combatterono a Roma contro gli esponenti di questa Repubblica Romana che, per molti aspetti, fu un vero laboratorio politico e sociale: ispirata dagli ideali della Rivoluzione Francese, infatti, la neonata Repubblica Romana dotò Roma di una vera Costituzione, come mai l’ebbe avuta. I Romani, però, cominciarono a pensare molto male di Pio IX quando le prime bombe francesi distrussero alcune abitazioni, e spezzarono alcune vite, di Roma. Gli abitanti della città cominciarono ad esclamare, a sentire le esplosioni provocate dagli ordigni: "Ecco un Pio Nono". Il papa, infatti, pare che non avesse più alcuna remora, ordinando ai Francesi di fare di tutto pur di riprendersi il suo posto. Di certo molte furono le difficoltà incontrate da Pio IX che, tra le altre, non mancò di ufficializzare nuovamente l’infallibilità del papa il quale, ispirato da Dio, doveva per forza di cose agire sempre nel giusto. Forse anche per questo la statua ci presenta un pontefice umile e pacato, con il volto rilassato volto alla preghiera ed alla ricerca, forse, di una soluzione definitiva ai cambiamenti politici e sociali in atto. Un papa dai due volti insomma, forse vittima degli eventi, di cui sicuramente una cosa sappiamo: fu l’ultimo pontefice dello Stato Pontificio, definitivamente soppresso con la Presa di Roma del 1870 ad opera del nuovo Regno d’Italia e del Re Vittorio Emanuele II.