Ecco per voi una ricostruzione plastica, ai Mercati di Traiano, rappresentante uno dei momenti più alti, se vogliamo, della politica e della cultura romana. Dal nome capite bene come il trionfo fosse una vera e propria manifestazione, ben studiata dagli imperatori, consoli o generali che lo stabilivano, per aumentare la loro personale gloria e quella di tutta Roma.

Un trionfo era una vera e propria parata, forse addirittura arricchita da elefanti che la aprivano, svolta per mostrare ai cittadini romani i frutti di una guerra, ovviamente vinta. La guerra era il migliore strumento propagandistico che avevano tutti i personaggi politici di primo piano per aumentare la loro popolarità ed il loro potere. Vincere una guerra, mostrando tutti i prigionieri catturati (dunque nuovi schiavi, nuovi gladiatori, nuova manodopera), i tesori e le ricchezze (dalle armi agli ornamenta vari, ammucchiati su delle portantine di legno) voleva dire aumentare il proprio peso politico. Il trionfo era anche un momento di goliardia e divertimento, il momento in cui il civus romanus si sentiva parte di una comunità ed una civiltà capace di conquistare il mondo. Dopotutto il primo trionfo fu celebrato subito, da Romolo in persona (fondatore della città, secondo le fonti antiche romane). Sebbene non usufruì di una quadriga, come si fece in seguito, Romolo celebrò il suo trionfo camminando a piedi, lungo la Via Sacra nell'area del Foro Romano, giungendo infine dinanzi al Tempio di Giove sul Campidoglio. Tito Livio ci dice che, in quel frangente, "Romolo, figlio di Marte, re, trionfò sul popolo dei Ceninensi, alle calende di marzo". Retorica e pomposità, e forse un po' di sana immaginazione, per il primo trionfo della storia romana. In epoca repubblicana, piena zeppa di guerre anche civili, i trionfi non si contarono più! Inoltre, proprio a causa di questo spirito goliardico, i legionari si sentivano liberi di schernire, scherzosamente si intende, i loro generali. Si narra di come Cesare stesso, di rientro a Roma dopo le sue vittorie, nel momento del trionfo fosse stato, anche pesantemente, quasi insultato dai suoi stessi legionari! Secondo Svetonio, infatti, nel corso della parata trionfale i soldati fecero pesanti allusioni sulla presunta omosessualità del loro comandante, cantando a squarciagola "Cesare ha sottomesso le Gallie, Nicomede Cesare, ecco, ora trionfa Cesare, che sottomise le Gallie, mentre non trionfa Nicomede, che pur sottomise Cesare".

Le fonti scritte ci narrano di come la folla, che assisteva ed affiancava il trionfo, andasse in visibilio quando sulla scena comparivano i re sconfitti, i capi di quei nemici che avevano osato sfidare Roma! Per evitare questo straziante momento, molti re o capi ribelli, vistosi sconfitti dai romani, preferirono suicidarsi piuttosto che subire l’onta di un trionfo festeggiato nell’Urbe. Anche imperatori organizzarono grandi trionfi, addirittura più di uno (Augusto, per la sua propaganda politica, vinse due guerre celebrando diversi trionfi). Il corteo era anche un momento per elargire premi e cariche pubbliche e militari che avrebbero fatto comodo nei momenti di crisi, poiché si generava così ulteriore consenso popolare e non solo. Per Svetonio, infatti, Augusto "Fu molto generoso nel distribuire onori al valore militare: decretò il trionfo completo a più di trenta comandanti militari e a molti di più assegnò le insegne trionfali". Alcuni forse esagerarono come Traiano il quale, si racconta, per celebrare al meglio la vittoria contro i Daci non solo organizzò un grande trionfo ma, anche, aprì gli edifici per lo spettacolo ed intrattenimento per 120 giorni consecutivi! Quando qualcuno sa come autocelebrarsi...