Questo è il monumento funebre di Papa Alessandro VII Chigi che, in soli 12 anni di pontificato (1655 - 1667), rivoluzionò ed abbellì Roma con numerosi monumenti e modifiche, anche urbanistiche. Un monumento funebre fantastico che può essere visibile solo in un meraviglioso monumento architettonico come lo è la Basilica di San Pietro in Vaticano. 

Il Papa in questione, comunque, si appoggiò spesso alla maestria del Bernini (e se volete leggere di un altro progetto di questo pontefice commissionato al maestro del Barocco, cliccate qui) a cui, dopo soli cinque mesi dalla sua elezione al soglio pontificio, commissionò la sua stessa tomba. L’ironia della sorte volle che il grande maestro del Barocco, sicuramente oberato dai numerosi impegni, non riuscì neanche ad iniziare il progetto, quando il pontefice morì per il cosiddetto "mal di pietra" (dolorosa calcolosi renale). Infatti solo nel 1678, e dopo che altri due Pontefici si susseguirono ad Alessandro VII, il monumento funebre vide la luce. Addossato in questa posizione, la più vicina possibile alla tomba di San Pietro nell’omonima basilica, nel monumento spicca innanzitutto la figura del pontefice, quasi supplichevole, in ginocchio e assorto nella preghiera. Il complesso è completato da quattro virtù, Prudenza e Giustizia in secondo piano e Carità e Verità in primo piano. Quest’ultima poggia il suo piede su di un globo, a simboleggiare l’universalità di tale valore e virtù umana. Tradizione vuole che, a ridosso del punto in cui c’è l’Inghilterra, una piccola spina fosse stata posta dal Bernini, a far comprendere come per il pontefice l’anglicanesimo fosse una vera spina nel fianco! Un pizzico di politica anche in una tomba...

Il basamento, inoltre, e soprattutto il drappo in diaspro rosso completano la composizione, dalla spinta verticale e dalla forma piramidale. Da dire anche che, come era solito fare, il Bernini non lavorò il marmo in prima persona, anzi. Lui preparò tutta quella serie di disegni e bozzetti preparatori in terracotta che poi, fedelmente, verranno riproposti in marmo ed a grandezza naturale dai numerosi artisti ed artigiani di cui era composta la sua equipe. Concludo dedicando poche righe alla Morte, chiaramente rappresentata con quella bellissima figura bronzea che vede uno scheletro, con la clessidra in mano, che quasi sembra giocare a nascondino, con il cranio nascosto sotto il drappo. Questa ironica figura è, in particolare, Thanatos, versione maschile della Morte che abitava nella oscure profondità della terra. Sembra quasi che solo a pochi è concesso, per davvero, di fronteggiare questa morte che ama celarsi e nascondersi. Una morte che colse Alessandro VII, forse in maniera non così inaspettata. Una morte che il celeberrimo Pasquino ha voluto immortalare con queste sagaci parole: "Consolati, Alessandro / se la tua dura sorte / in fra le pietre t’ha condotto a morte, / morte propria di ladri e non d’eroi, / sogliono i pari tuoi / da stato sì giocondo, / solo a furia di pietre uscir dal mondo".