In foto vedete la fontana-mostra dell’Acqua Felice, comunemente chiamata Fontana del Mosè. Cosa è, innanzitutto, una fontana-mostra? Come si evince dal nome, essa è una particolare fontana, dall’aspetto monumentale, che ha come unico obiettivo quello di mostrare, scenograficamente parlando, il tratto finale dell’acquedotto da cui è alimentato, in questo caso l’Acquedotto Felice, dal nome di Papa Sisto V (al secolo Felice Peretti), che alla fine del ’500 restaurò l’ultimo acquedotto di Roma antica, quello Alessandrino, ripristinandolo. Ovviamente tale opera aveva anche lo scopo pratico di portare l’acqua nelle zone e nei quartieri pensati dagli urbanisti del pontefice, per mezzo non solo di grandi fontane come questa, ma anche tramite altre piccole fontanelle.
Immaginate, poi, la sorpresa dei Romani dell’epoca quando un uomo, in questo Sisto V, fu in grado di far funzionare di nuovo un antico acquedotto romano, l’ultimo in ordine di tempo (l’Alessandrino venne edificato nel 226 d.C. per volere dell’imperatore Settimio Severo). Quella Roma che, grazie ad 11 acquedotti costruiti in 9 secoli, ebbe un approvvigionamento d’acqua eccellente. Ovviamente Sisto V si vantò di questa sua intuizione e cantiere però, forse, la sua foga e fretta gli si ritorsero contro. La Fontana del Mosè, con le sue tre grandi nicchie su cui si affacciato tre vasche, e riempite dall’acqua sgorgante da quattro leoni (gli originali provenivano dal Pantheon ma sono stati portati ai Musei Vaticani per non esporli ad opere di vandalismo), è sempre stata considerata un po’...bruttina e sproporzionata!
I due obelischi laterali, in alto, che non hanno contesto nella fontana, la parte superiore con l’iscrizione che manca d’armonia con il registro inferiore, tanto sembra schiacciato, e poi il Mosé, che doveva replicare quello ben più famoso (e ben fatto), di Michelangelo, presente nella Basilica di San Pietro in Vincoli, i cui tratti e volumetria nulla hanno a che fare con quello del Maestro. Se cliccate qui saprete di cosa sto parlando. Tutti elementi non in sintonia, che portarono questa fontana, il cui progetto fu ideato da Giovanni Fontana (fratello di Domenico Fontana, architetto di fiducia di Papa Sisto V), ad essere vista come un vero orrore! Il Mosé al centro, probabilmente ad opera dello scultore Sormani con aiuto di Prospero Antichi, sta additando la roccia da cui scaturirà l’acqua. Vi è anche un anacronismo, poiché Mosé ha in mano le "Tavole della Legge", ricevute però dopo l’episodio dell’acqua dalla roccia! Secondo una leggenda, ma prendiamola come tale, lo scultore fu talmente riempito di insulti per questa sua fatica che non riuscì a reggere la vergogna, arrivando addirittura al suicidio! Per onor di cronaca, i due bassorilievi ai lati di Mosé rappresentano "Aronne che guida il popolo ebreo all’acqua" (elemento sempre ricorrente) e "Gedeone sceglie i soldati vedendo il loro modo di bere". Inoltre altra leggenda vuole che le realizzazione di tale fontana fu poco precisa perché il Papa mise fretta ai suoi architetti. Voleva a tutti costi che questa sua prestigiosa opera fosse conclusa, per dare acqua a Roma e lustro al suo papato. Per questo i documenti in cui si descrive la fontana a volte sono confusi se non contraddittori. Perché tanta fretta? Premonizioni? Chissà, fatto sta che effettivamente il Papa morì dopo soli cinque anni di pontificato... (dal 1585, anno dell’elezione pontificia e degli inizi dei lavori al 1590, anno della morte del pontefice).
