Porta del Popolo, il cui nome probabilmente risale all’XI secolo ed alla costruzione della vicina Basilica di Santa Maria del Popolo, era denominata originariamente Porta Flaminia. Ancora oggi, infatti, è da qui che parta la famosa consolare, la Via Flaminia appunto, che collega Roma a Rimini (anche se c’è da specificare come, nell’antichità, probabilmente la Via Flaminia cominciasse dall’attuale Piazza Venezia, un paio di chilometri più a sud). A parte questo, però, provate ad immaginare cosa questo ingresso ha potuto significare, nel corso dei secoli, per i milioni e milioni di persone (mercanti, banchieri, papi, re e imperatori, viaggiatori, scrittori, mendicanti, artisti) che lo hanno varcato: questo rappresentava un varco, un confine tra ciò che si lasciavano alle spalle e Roma, la Città Eterna, dove mille opportunità avrebbero potuto rivelarsi.
Un chiaro simbolo, insomma, che non poteva non essere restaurato nel corso del tempo. Il lato nord, quello della foto principale, fu infatti completamente rinnovato da Papa Pio IV. Addirittura il pontefice, come fece anche per Porta Pia, commissionò i lavori a Michelangelo il quale, però, preferì delegare a Nanni di Baccio Bigio, altro importante architetto dell’epoca. Le originali torri angolari, di forma circolare, vennero sostituite da altre torri di guardia, questa volta quadrate. Le quattro colonne, poi, che ritmano la facciata fiancheggiando i tre fornici provengono dall’antica Basilica di San Pietro, quella prima della ricostruzione avviata da Papa Giulio II nel 1506. Completano questo lato le iscrizioni dedicatorie e celebrative del restauro di Papa Pio IV ed anche le due statue raffiguranti San Pietro e San Paolo, scolpite da Francesco Mochi nel ’600. Curiosa la storia delle due sculture, poiché entrambi furono rifiutate dai committenti originali e furono spedite indietro al Mochi, senza alcun pagamento tra l’altro! Lo scultore, soprattutto con San Pietro, ha dato ai personaggi raffigurati un atteggiamento ammonitore, quasi aggressivo. E forse questo non piacque molto.
Tornando alla Porta del Popolo andiamo ora dall’altra parte, alla facciata che dà direttamente sull’omonima piazza. In questo caso il rifacimento è a opera del Bernini, per diretto desiderio di Papa Alessandro VII Chigi, per il quale il maestro del Barocco disegnò anche il monumento funebre . Per questo sulla sommità svetta il simbolo del pontefice, il classico monte a sei vette sormontato dalla stella a otto punte. In questo caso, però, il Papa si decise a restaurare la porta in previsione dell’arrivo di un illustre ospite a Roma: la Regina Cristina di Svezia. Perché scomodare addirittura Bernini, il non plus ultra all’epoca, e perché mettere soldi al portafoglio per restaurare un’intera porta? Possibile che tutto ciò venne fatto per l’ingresso di una regina, visto che Roma di regnanti vari ne ha visti di molti nel corso dei secoli? Possibile sì, se Cristina di Svezia rappresenta, come avvenne quattro secoli fa, una sorta di vittoria politica e religiosa. Cristina era, infatti, figlia del Re di Svezia che nella Guerra dei Trent’anni, che sconquassò l’Europa e che vide fronteggiarsi le armate cristiane contro quelle protestanti, guidò l’esercito di quest’ultimi. Ma nonostante il Re fosse protestante lei, molto candidamente, scelse la via del Cristianesimo. La donna aveva un carattere un poco ribelle e, soprattutto, crebbe praticamente da sola. Ciò la portò ad approfondire questioni legate a domande profonde che anche i filosofi si facevano giorno dopo giorno, arrivando infine a scegliere di abiurare la fede della propria famiglia per abbracciarne una nuova che, secondo lei, l'avrebbe potuta aiutare nella ricerca alle risposte che stava cercando. Immaginate quanto il pontefice potesse essere felice di avere, proprio nella sua Roma, quella regina che aveva ripudiato la tanto odiata fede protestante per abbracciare quella cristiana. Logica vorrebbe, dunque, che tutto fosse fatto a regola d’arte...ma c’è un dettaglio che forse ci fa comprendere quali erano i veri rapporti tra il papato e la regina. L’iscrizione della Porta Flaminia su questo lato, infatti, è molto scarna e sintetica. Non ci sono lodi alla Regina, niente omaggi né orpelli letterari. Inoltre, fatto curioso visto che la Regina Cristina di Svezia veniva da Nord, è quantomeno curioso che l’iscrizione, sebbene scarna, non fosse stata inserita sull’altro lato, quello che la Regina avrebbe subito visto. Che il Papa odiasse, in un modo o nell’altro, l’atteggiamento ed il carattere un po’ troppo fumantino ed ingombrante di Cristina (donna che, secondo le cronache, era capace davvero di tutto)? Chissà. Noi, oggi, ci teniamo la bellezza della Porta del Popolo e di quell’ingresso che per secoli fece sognare generazioni e generazioni, sebbene a volte le aspettative non venivano soddisfatte. Il politico e filosofo settecentesco Charles de Brosses, ad esempio, scrisse nelle sue Lettere Familiari che, una volta varcata Porta del Popolo, vide sulla destra "grandi e brutti depositi di fieno", mentre a sinistra vide "case private di aspetto meschino". Nonostante questo, però, il fascino di Piazza del Popolo e del suo ingresso rimangono immutati.