Il "Trionfo della Divina Provvidenza" è un capolavoro universale, capace di colpire, a distanza di secoli, per i suoi colori e luminosità, per il suo messaggio, per la sua grandezza e la forza che riesce a sprigionare. Un motivo in più per visitare il museo di Palazzo Barberini a Roma, dove da 400 anni campeggia, fiero, un affresco secondo solo a quello di Michelangelo sulla volta della Cappella Sistina. Per un semplice visitarore, ma anche per una guida turistica locale come me, un affresco simile suscita diverse emozioni, prima fra tutte stupore. Pronti ad essere stupiti con me?
Siamo nel salone principale di Palazzo Barberini, sede di un museo ricco di opere d’arte pittoriche (come la Fornarina di Raffaello), ma anche di magnifici affreschi che, fondamentalmente, hanno un unico scopo: omaggiare e celebrare i Barberini, famiglia di origini toscane che divenne particolarmente potente con l’elezione a pontefice di un suo membro, Maffeo Barberini, che divenne papa con il nome di Urbano VIII. Per sottolineare le virtù di una famiglia capace di avere un pontefice tra le sue fila fu chiamato Pietro da Cortona, esponente di spicco del Barocco romano.
Siamo negli anni ’30 del ’600, e da allora questo enorme affresco, che copre una superficie di più di 400 metri quadri, colpisce assai. All’interno di una finta architettura, composta da cornici marmoree semplicemente affrescate, al centro spicca la personificazione della Divina Provvidenza, con la veste gialla ed una forte luce a circondare il capo, che ordina all’Immortalità di incoronare il papa. Si vede dunque una giovane con una corona di stelle dirigersi verso tre grandi Api, simbolo della famiglia Barberini, circondate da una ghirlanda sormontata dalle Chiavi di San Pietro, a rappresentazione del papato. Ma abbiamo anche altre figure allegoriche, come ad esempio le tre virtù teologali (Fede, Speranza e Carità), o le rappresentazioni della Bellezza, la Potenza o la Pudicizia poste dietro al trono della Provvidenza. Un trionfo vero e proprio, un tripudio di colori che si perdono in questo soffitto che sembra andare verso il cielo, verso l’infinito. Uno sfondamento prospettico ed illusionistico tipico del Barocco.
C’è dell’altro però, perché lungo le pareti, tutt’attorno alla cornice centrale in cui si svolge la scena appena descritta, c’è dell’altro. Episodi che, ancora una volta, servono a sottolineare le virtù dei Barberini: troviamo, ad esempio, il "Trionfo della Religione e della Spiritualità", usato per far comprendere come il pontefice Urbano VIII sia, essendo papa, depositario e protettore delle stesse. Insomma, attraverso questi meravigliosi colori ispirati dal pennello di Pietro da Cortona, attraverso queste figure allegoriche che sembrano volare leggiadre sul soffitto, suddiviso in cornici in marmo completamente dipinte, i Barberini hanno trovato un ottimo modo per omaggiarsi. Ma tutto il palazzo, una delle meraviglia di Roma, è pieno di opere e affreschi atti allo scopo: ad esempio basti pensare all'affresco denominato "Trionfo della Divina Sapienza" (clicca qui per saperne di più). Bello, davvero...