La Basilica di Santa Maria del Popolo a Roma, tra le sue innumerevoli bellezze, ospita una particolare cappella con la quale si può aprire uno squarcio nella Roma del Rinascimento: la Cappella Chigi (seconda a sinistra). Un ambiente in cui si può respirare a pieni polmoni l'aria di rinnovamento delle arti tipica di quel periodo. Come guida turistica locale vi suggerisco di visitare l'intera basilica, un luogo di culto magnifico, soffermandovi però sulla Cappella Chigi che porta il nome di un uomo che divenne prototipo di successo e mecenatismo.
Progettata da Raffaello in persona, entrando nella Cappella Chigi vi troverete ai lati due monumenti funebri piramidali. Quello di destra, anch’esso su progetto di Raffaello con interventi, successivi, del Bernini, fu realizzato in onore di Agostino Chigi, colui che portò la sua famiglia a vette davvero inesplorate! Siamo alla fine del Quattrocento, inizi del Cinquecento. Agostino ebbe un’intuizione, come molti suoi conterranei (era di Siena), dell’epoca: aprire un banco per ricevere e prestare denaro con interesse. Insomma, un vero e proprio banchiere. Ma lo spirito imprenditoriale non era il solo requisito utile per sbancare il lunario...ci voleva coraggio, intraprendenza, fortuna, affabilità, conoscenza dei centri del potere e dell’economia del contesto in cui ci si muove, e via discorrendo. E Agostino Chigi aveva tutte queste qualità. In particolare si ritrovò, ben presto, ad avere contatti molto fruttuosi (per lui soprattutto), con numerosi pontefici!
Fu soprattutto il rapporto con Alessandro VI Borgia a renderlo ricco, famoso e conosciuto. Al pontefice prestò i soldi per finanziare le spedizioni militari del figlio, il celebre Cesare "Valentino" Borgia, tanto per dirne una. Ma per Agostino Chigi ciò non fu sufficiente, e dunque stipulò ottimi rapporti anche con il successore, e acerrimo nemico, di Alessandro VI: Giuliano della Rovere, che divenne papa con il nome di Giulio II a seguito del Conclave del 1503, celebrato alla morte di Alessandro VI. Soprattutto grazie al nuovo papa Agostino Chigi sviluppò ed ingrandì una delle sue attività più remunerative: l’estrazione dell’allume dalle cave e dalle miniere poste a nord di Roma, dove oggi sorge il Comune di Allume. Agostino Chigi farà costruire un acquedotto, un villaggio per gli operai ed un incredibile stabilimento minerario. Inoltre riuscì ad ingraziarsi Giulio II anche donando, ad un prezzo molto ribassato, un terreno di proprietà dei Chigi che il papa tentava di comprare poiché, asseriva lui, qualche anno prima era appartenuto alla famiglia Della Rovere. Un omaggio ed un favore non da poco, tanto che in seguito papa Giulio II diede l’opportunità ai Chigi di affiancare, su uno stesso stemma, i simboli delle due famiglie! Avrete capito, ormai, quanto Agostino Chigi contava nella politica e nell’economia non solo di Roma, ma di tutta la penisola italica.
Non solo, poiché si stima che il Chigi fosse, a tutti gli effetti, uno degli uomini più ricchi dell’Europa degli inizi del Cinquecento. Non è un caso che commissionò svariati progetti, dalle cappelle private a Roma a quella oggi conosciuta come Villa Farnesina (uno degli edifici iconici del Rinascimento romano, che potete meglio comprendere qui). O come non pensare a Palazzo Chigi, oggi sede del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana. L’arte, poi, all’epoca era anche uno strumento ottimale per mostrare la propria opulenza ed influenza. Non è dunque un caso se Agostino Chigi si serviva dei migliori maestri su piazza, a partire da Raffaello, per le sue commissioni ed i suoi progetti. Un uomo molto importante per l’epoca, dunque, che morì a Roma nel 1520 (nello stesso anno della morte di Raffaello, con cui strinse un ottimo rapporto collaborativo e professionale). Un uomo che, tra scandali vari (si sposò con una cortigiana, ad esempio) riuscì a navigare nelle acque agitate della politica del tempo, in cui gli amici potevano diventare nemici in un battibaleno, in cui si dovevano stringere alleanze per poi scioglierle all’occorrenza. In quel mondo, però, Agostino si seppe muovere a meraviglia, tanto da meritarsi, diciamo così, un monumento che è il simbolo stesso dell’eternità: una piramide che simboleggia, da sempre, un tempo che non finisce mai...