Ecco una bella ricostruzione di una delle attività più popolari e sentite che avevano luogo negli anfiteatri (qui il Colosseo): la venatio! Cosa era? Un vero e proprio show, non c'è che dire, qualcosa che oggi fa rabbrividire ma che, in passato, provocava una brutale eccitazione.

Immaginate uno o più cacciatori che, all’interno dell’arena, avevano come unico scopo quello di catturare, ed uccidere, animali di varie specie. Dagli erbivori come caprioli o gazzelle, conigli o lepri, agli animali feroci come leoni, pantere o tigri, per non parlare di animali di grande stazza come orsi o, addirittura, elefanti. Gli uomini che scendevano nell’area erano veri cacciatori, o persone addestrate appositamente allo scopo, i quali indossavano una corta tunica per avere facilità di movimento impugnando, spesso, come unica arma una sorta di lancia chiamata venabulum. Uno spettacolo puro per gli antichi romani, che in questo modo potevano ammirare animali esotici ed assolutamente sconosciuti alle nostre latitudini (come leoni e gazzelle). L’Impero così si mostrava come capace di tutto, essendo esso potente, prosperoso ed immenso, una potenza che a volte si rispecchiava nella maestosità di alcuni animali come i leoni, particolarmente apprezzati dai romani per la loro ferocia. A proposito Marziale, in uno dei suoi scritti, racconta così l'impatto emotivo che un leone provocò al momento del suo ingresso nell'arena del Colosseo: "Si pensava ad un'orda di leoni, invece era uno solo (...) che giavellotti tremendi ci vollero per quell'enorme petto e quanto onore e quanta gioia ebbe dalla sua morte". L’imperatore, in particolare, poteva dimostrare ai suoi sudditi quanto esso fosse in grado di piegare alle sue regola la natura stessa, trasportando a Roma, ed in grande quantità, animali che altrimenti non si sarebbero mai potuti vedere alle nostre latitudini.

Non solo questo, poiché la venatio era impreziosita da una scenografia curata sin nei minimi dettagli: manti erbosi, caverne, piccole alture, colline o alberi venivano trasportati all’interno dell’arena grazie a delle botole sotterranee ed ad argani manovrati da schiavi. Una cosa davvero eccezionale per l’epoca. I venatores, inoltre, erano vestiti spesso con corte tuniche abbellite da colori sgargianti, piume o altro. Perché tutto ciò? Un modo per esorcizzare un’eterna battaglia, quella tra la civilizzazione (Roma ed il suo Impero), e tutto ciò che è selvaggio e non civilizzato (come gli animali). Inoltre l’inserimento di una scenografia, che spesso ricalcava quella della terra natia degli animali che si ritrovavano nell’area, serviva a rendere ancor più spettacolari i giochi. Il popolo, quando veniva al Colosseo, doveva essere sorpreso, in tutti i modi possibili, spettatori che potevano rimanere senza fiato a causa, anche, dei comportamenti tenuti dai venatores i quali, a volte, uccidevano gli animali velocemente o, per provare un brivido maggiore e rendere lo spettacolo indimenticabile, decidevano di uccidere le bestie feroci direttamente a mani nude. Per questa ragione, a volte, gli spettatori potevano anche essere molto esigenti, talmente tanto che se le aspettative del pubblico non fossero state rispettate potevano sorgere problemi di ordine pubblico. In particolare l'editor, l'organizzatore e sovrintendente dei giochi, poteva essere attaccato con pietre o altro, se non avesse dato al popolo uno spettacolo come si deve. Gli animali, in particolare i carnivori e le bestie feroci, non dovevano essere troppo debioli o vecchi, troppo mansueti o drogati (a volte si utilizzavano sostanze naturali per diminuirne la ferocia).

Da dire che, secondo alcune fonti, le prime forme di venationes vennero organizzate nel corso del III secolo a.C., e che la pratica della venatio, cioè caccia, era assolutamente comune e molto sentita nella cultura romana. Di animali esotici trasportati a Roma, soprattutto in occasione di trionfi o per fini propagandistici, ne abbiamo notizia ben prima della nascita dell'impero. Cesare, ad esempio, fece partecipare a svariati giochi decine e decine di leoni in un giorno solo, mentre poco prima di lui Pompeo organizzò eventi con animali di ogni genere, soprattutto elefanti. Non sempre, infine, i sentimenti verso le venationes erano positivi, non tutti i romani consideravano tali giochi interessanti o giusti. Cicerone, ad esempio, così descrisse gli spettacoli con gli animali: "Magnifiche, chi dice di no? Ma per un uomo di cultura raffinata che gusto può esserci se una belva stupenda viene trafitta da uno spiedo (la lancia dei venatores ndr)".