Tra le fontane più famose di Roma dobbiamo assolutamente annoverare uno dei capolavori del Bernini: la Fontana del Tritone! Sempre piacevole è per me, in un certo senso, vedere i volti attoniti dei miei turisti quando si trovano di fronte a questa meraviglia, quando nel corso di un tour mi soffermo qui davanti e li lascio un attimo a sbigottirsi dinanzi a questo magnifico capolavoro. Stupitevi con me, allora!
La Fontana del Tritone è posta a Piazza Barberini, in pieno centro ed a pochi passi dalla Fontana di Trevi, altra celebre mostra e monumento in città. In poco meno di un anno, tra il 1642 ed il 1643, papa Urbano VIII decise di realizzare questa opera d'arte come "pubblico ornamento della città". La bellezza della creazione del Bernini è semplicemente sconvolgente: Tritone, creatura mitica, poggia su di un'ampia conchiglia, sorretta da quattro enormi delfini su cui, in grande, campeggia lo stemma papale arricchito dalle api della famiglia Barberini. Al di sopra della conchiglia, si erge Tritone in tutta la sua perfezione, forza e dinamismo, colto nell'atto di soffiare da una bùccina tortile. Tritone si sforza per sollevare il pesante oggetto marino, talmente tanto che quasi si percepisce la fatica e la forza da lui emanate.
Come sempre, inoltre, Bernini riesce ad immortalare l'attimo in cui l'energia viene sprigionata trasformandosi in azione: le guance arrotondate di Tritone, pronto a soffiare con grande impeto, riescono a donarci l'idea che l'azione sta per essere svolta. Come spettatori, non possiamo far altro che rimanere estasiati da come il grande genio del Barocco sia riuscito a rendere eterno un semplice gesto che, però, per la mitologia ha cambiato il mondo intero! Bernini, infatti, si ispirò ad un episodio delle "Metamorfosi" di Ovidio (e se ne volete un altro fulgido esempio dei miti di Ovidio prestati all'arte del genio del Barocco, cliccate qui), in cui Nettuno stesso convocò Tritone per soffiare attraverso la bùccina. Il mondo era preda del Caos, e gli Dèi stavano tentando di riportare ordine alle cose. Sarà Tritone che, compiendo quel gesto, riporterà le acque del mondo nei loro alvei, portando rigore ed ordine. Un gesto che, ovviamente, fu utilizzato sottilmente dal pontefice.
Membro della nobile famiglia toscana dei Barberini, papa Urbano VIII volle dimostrare come lui stesso, come una sorta di novello Tritone, tramite il suo pontificato poteva portare giustizia ed ordine a Roma. Ad esempio fu lui a donare una nuova fontana alla città, utilissima per ottenere acqua pulita. Un'acqua, quella che sgorga dalla fontana, che deriva dall'acquedotto inaugurato alla fine del '500 da papa Sisto V: l'"Acqua Felix" (dal nome del pontefice, Felice Peretti). Insomma, come spesso capitò a Roma miti, leggende e politica si fondono, in questo caso in una meraviglia in travertino che solo Bernini poteva realizzare. Chiudo lasciandovi i passi a cui lo stesso genio si ispirò per la sua creazione:
"Cessò la furia del mare e, deposto il suo tridente,
il dio degli oceani rabbonì le acque, chiamò l'azzurro Tritone,
che sporge fuori dai gorghi con le spalle incrostate
di conchiglie, e gli ordinò di soffiare nel suo corno
sonoro, perché a quel segnale rientrassero
flutti e fiumi. E quello prese la sua bùccina cava
e ritorta, che dalla punta si allarga a spirale,
la bùccina che, se le si dà fiato in mezzo al mare,
riempie con la sua voce le coste da levante a ponente.
Anche allora, quando tra la barba madida la portò alla bocca
gocciolante e, soffiando a comando, sonò la ritirata,
l'udirono tutte le acque del mare e della terraferma,
e tutte, udendola, ripresero i loro confini.
Calano i fiumi e rispuntare si vedono i colli,
il mare riacquista un lido e gli alvei raccolgono i torrenti in piena;
emerge la terra, ricresce il suolo col decrescere delle acque,
e dopo giorni e giorni mostrano le loro cime spoglie"