Uno dei tesori del bellissimo, e consigliato, Museo Etrusco di Villa Giulia a Roma. Una delle collezioni di opere d’arte etrusche più complete del mondo, il vero luogo in cui è possibile conoscere meglio questa antica e misteriosa civiltà. Solo ai Musei Vaticani c'è una collezione che, solamente in parte a mio parere, è paragonabile a questa a Villa Giulia, una collezione in cui moltissimi sono i capolavori esposti, come questo. Dunque capite quanto per me sia sempre un piacere portare dei visitatori qui al Museo Etrusco di Villa Giulia di Roma, vero?
Qui, infatti, rispetto ai Musei Vaticani, si può ammirare forse uno dei simboli dell'intera civiltà etrusca: l’Apollo di Veio! Si tratta di una statua acroteriale (una statua devozionale comune nell’arte etrusca e posizionata sul tetto dei templi) in terracotta policroma (notiamo ancora tracce di pigmenti). Proprie queste straordinarie cromie, i tratti violacei della pelle, l'ocra del mantello o il nero dei capelli contribuiscono a rendere il volto il più naturalistico possibile, in una policromia tipica dello stile etrusco che attinse a piene mani dall'esperienza greca. L'espressione stessa del viso, immortalato in quella specie di sorriso dato dalle labbra aparte, è mutuata direttamente da alcune delle più arcaiche forme statuarie tipiche dell'arte greca, contribuendo ancora una volta e comprendere come fecondi furono gli scambi, non solo commerciali, tra le due civiltà.
Si avverte però qualche cosa di più, una volumetria più accentuata (guardate le vesti che sembrano aderire davvero alle pelle della divinità), in un percorso stilistico che giungerà, soprattutto in Grecia, in statue dal realismo e naturalismo incomparabili. Qui i tratti sono anche geometrici ma, allo stesso tempo, si avverte una certa cura per i dettagli e la resa dei corpi, tanto che sono presenti anche delle incisioni, rigonfiamenti o asimettrie sul corpo e sulle vesti della figura in ceramica che non sono errori, bensì accorgimenti strategici pensati appositamente dallo scultore. In questo modo si tentò di regolarizzare il punto di vista e renderlo ideale e perfetto, considerando che la statua doveva essere posta sulla sommità di un edificio templare. L'Apollo di Veio è una scultura, dopotutto, databile al VI secolo a.C., un modo come un altro per capire quanto antica sia la civiltà etrusca, per secoli più evoluta dell’Urbe stessa. Esso fa parte delle decorazioni del famoso Tempio di Veio, città storica dell’Etruria meridionale che fu tra i primi nemici storici di Roma, quando la Repubblica era da poco sorta. Immaginate che la Città Eterna e Veio furono in competizione, e quindi in guerra (soprattutto per il controllo e la gestione di materie prime quali il sale), per tantissimi anni. E Veio, con i suoi templi, le sue case e le sue dimensioni, era già un grande e prestigioso agglomerato urbano. Posto fuori dalle mura cittadine, il tempio era un vero crocevia religioso, ed era considerato il punto di riferimento per le altre città-stato etrusche.
Grazie a questa semplice statua possiamo tornare indietro nel tempo, quando le comunità etrusche usavano incontrarsi per decidere politiche comuni, all’ombra di questo tempio che, per dovere di cronaca, non era dedicato ad Apollo (Dio del Sole e delle Arti), ma a Menerva (non è un errore di scrittura), divinità del pantheon etrusco assimilabile, ovviamente, alla dea Minerva. Anche qui un dettaglio per comprendere quanto, nell’antichità, diverse civiltà usassero influenzarsi a vicenda, riutilizzando e trasformandole in locali, divinità, riti religiosi e tradizioni civili. L’Apollo del Tempio di Veio, così come le altre testimonianze decorative (antefisse o elementi in ceramica dipinta), proviene probabilmente da un’unica bottega, ed ancor più probabilmente essa era gestita dal famoso Vulca, forse l’artista più celebre dell’antica Etruria. Gli elementi acroteriali servivano per elogiare le lodi, le sorti o le gesta di un dio o un personaggio specifico. In questo caso, vicino all’Apollo di Veio è possibile vedere frammenti fittili e policromi di altre statue. Una rappresentava Ercole, con cui Apollo si scontrò (vincendo), per la cattura di una cerva, in un episodio mitico che vedeva il famoso semidio e la celebre divinità fronteggiarsi, in quanto qui Ercole è visto con il piede posto sopra la testa del povero animale sacro, in un gesto sacrilego che Apollo sta tentando di fermare. L’altra, invece, rappresentava Latona, la madre di Apollo. Quante cose in una singola, ed antichissima, opera d’arte, vero?