Ecco il "Ratto di Proserpina", uno dei sublimi capolavori di Bernini alla Galleria Borghese, uno splendore unico che mi rapisce sempre, ogni qual volta sono nelle sue vicinanze. Per me è sempre un piacere cercare di condividere con i miei turisti i motivi che rendono quest'opra d'arte bella, accattivante, stupefacente. Capiamo insieme perché!
Vediamo Ade, il Dio degli Inferi con tanto di corona, abbracciare con forza la povera Proserpina, figlia di Demetra, Dea delle stagioni e delle messi. La storia narra di Plutone (nome romano di Ade) che, invaghitosi perdutamente della giovane, la rapisce per portarla nell’Oltretomba. Demetra, sconvolta dal dolore, fa cadere il mondo intero sotto un eterno e rigido inverno, con tanto di carestia che il genere umano non riesce a sopportare. Demetra rivuole indietro sua figlia, e dunque si appella a Giove, Re degli Dei, il quale trova un facile compromesso. La giovane Proserpina passerá sei mesi l’anno con Plutone (fratello di Giove), ed altri sei mesi con la madre. In questo periodo Demetra è felice, tanto da donare agli uomini la bella stagione (estate e primavera). Quando la figlia sta con Plutone, Demetra è infelice: ed ecco la brutta stagione (inverno e autunno).
Ma oltre alla storia, possiamo comprendere tutto il pathos, il dramma, la carica emotiva del mito ammirando il lucente e lavorato marmo utilizzato da Bernini per dare vita, in tutti i sensi, a Plutone e Proserpina! Bernini era un maestro nel cogliere l’attimo, nel fermare nel tempo l’azione ed il momento di maggior drammaticità. Le due figure si accavallano ed attorcigliano in una serie di linee curve e sinuose che donano movimento e dinamismo. L’estremo naturalismo nella resa dei corpi, dal dettaglio della muscolatura di lui, alle dita dei piedi di lei, non è solo mero accademismo: grazie al realismo donato ai corpi in marmo, in realtà, Bernini vuole mostrare tutta carica emotiva che l’episodio narrato dalla scultura riesce a suscitare. Ed ecco dunque la forza prorompente di Plutone, con il suo corpo muscoloso bene in vista e la sua forte presa sul busto di lei, che tocca il suo culmine nella sua mano destra, che prende con forza la coscia di lei. Il fatto che Bernini riesca a piegare il marmo proprio all’altezza delle dita di lui, rendendo quel freddo materiale caldo e morbido come fosse vera pelle, ci fa comprendere appieno tutta la passione di Plutone. E poi passiamo alla povera Proserpina, delicata e perfetta nelle sue forme, che tenta con disperazione di divincolarsi. La sua infinita tristezza, ed il suo grande spavento, sono magistralmente mostrati dalla lacrima di lei, che scende dal suo occhio sinistro. Anche qui un dettaglio, capace però di descrivere le potenti emozioni che l’attimo, fermato dal Bernini, è in grado di mostrare. Immaginate che Bernini era molto giovane quando scolpì questa meraviglia (siamo tra i 22 ed i 25 anni). Ma fu anche grazie ad essa che divenne un vero maestro, come potete capire ammirando, sempre nella Galleria Borghese di Roma, un altro suo meraviglioso capolavoro.