Il complesso del Foro di Cesare è stato uno dei più importanti interventi urbanistici di tutta Roma, soprattutto quella del I secolo a.C. A mio parere il Foro di Cesare offre anche uno dei migliori scorci archeoligici della città. Per una guida turistica locale come me questo è pane quotidiano, ma nonostante tutto il fascino immortale di un'area del genere rimane e non è mai scalfito.

Grazie a questo progetto Giulio Cesare sarà il primo ad ampliare quello che era il Foro, il centro politico, culturale ed economico dell’Urbe sin dai tempi del periodo regio. Immaginate come, solo per comprare i terreni su cui sorse il suo Foro, Giulio Cesare e la città di Roma spesero qualcosa come 60 milioni di sesterzi! Una cifra folle! Immaginate come i lavori andarono avanti dal 51 a.C. al 48 a.C., quando dopo la Battaglia di Farsalo Giulio Cesare, sconfitto il nemico Pompeo, divenne davvero l’uomo più potente dell’Urbe. Sappiamo inoltre che l’area, in realtà, fu inaugurata solo nel 46 a.C., così come leggiamo, da alcuni documenti storici, che fu Augusto a completare l’opera urbanistica, mai davvero conclusa da Giulio Cesare. In cosa consisteva il Foro? Oggi abbiamo delle rovine, testimonianze storiche di un’area bellissima che deve aver fatto brillare gli occhi ai Romani dell’epoca. E’ anche un peccato sapere come una parte del Foro di Cesare è sotto Via dei Fori Imperiali, voluta da Mussolini nel 1932. Comunque sia il Foro di Cesare era composta da una piazza (160 X 75 metri) lastricata in marmo e recintata su tre lati da un magnifico portico a due file di colonne. Dietro esse si aprivano alcune tabernae, rivelando dunque anche l'anima commerciale dell'area e di un foro che cambiò radicalmente il centro politico dell'Urbe. Si immagini che, anche dopo la morte di Cesare, il suo Foro continuò non solo a vivere, ma anche ad essere restaurato ed ampliato (soprattutto durante il regno di Traiano), segno che l'eredità urbanistica lasciata da Giulio Cesare non si cancellò certamente con la sua scomparsa. 

Due erano gli elementi principali del Foro che, in un certo qual senso, rendevano giustizia all’uomo che volle questo progetto, inglobato in un vero e proprio piano regolatore: la statua equestre al centro ed il Tempio di Venere Genitrice su uno dei lati corti. Per quanto riguarda la prima opera si trattava, secondo le fonti antiche, di una fantastica statua equestre in bronzo rappresentante un Cesare vittorioso e trionfatore. Dopotutto Cesare costruì anche il suo consenso sulle sue imprese belliche, sull’aura di invincibilità che si era costruito attorno, come una corazza, grazie soprattutto alle sue battaglie e conquiste. Un generale tosto e severo quando serviva, ma all’occorrenza magnanimo e pronto a ringraziare e premiare i suoi commilitoni. Il secondo elemento principe del Foro era, appunto, il grande tempio che chiudeva uno dei lati corti, dedicato a Venere. Proprio a questa divinità Cesare si era consacrato prima della guerra contro Pompeo e, una volta ottenuta l’ennesima vittoria, era proprio a lei che doveva erigere un tempio. Non è un caso che Cesare, a Venere, diede l’appellativo di Genitrix. Era un modo per rimarcare, come aveva fatto incessantemente negli anni precedenti, la sua presunta origine divina. La gens Iulia, infatti, per Giulio Cesare discendeva direttamente da Iulo, figlio di Enea. Quest’ultimo era, a sua volta, uno dei figli di Venere. Era un modo, per Giulio Cesare, di legittimare il suo potere politico investendolo di una missione quasi divina, come se gli Dei avessero voluto che lui stesse lì, pronto a salvare Roma. Oggi, dopo duemila anni, rimangono solo tre colonne, ampiamente rimaneggiate, di quello che era il tempio, un periptero sine postico, quindi con colonnato su tre lati tranne quello posteriore, chiuso da un semplice muro. Si immagini che, leggendo le parole di Plinio il Vecchio, l'edificio di culto, oltre ad essere uno dei primi a Roma a dotarsi di un'abside, doveva essere anche una specie di museo per le numerose opere d'arte che conteneva. Come potete capire, dunque, Giulio Cesare non badò a spese per realizzare un progetto urbanistico nel cuore dell’Urbe, un progetto basato sulle sue vittorie, la sua fama, il suo fascino politico. Un progetto che cambiò per sempre Roma e che attrae ancora oggi per il coraggio e la volontà avuti, all'epoca, un progetto urbanistico con cui Giulio Cesare puntò a celebrare se stesso quasi come un monarca assoluto espresso per volontà divina, in un dialogo e rappresentazione con Roma diversi da quelli ricercati da Augusto nel suo Foro (per saperne di più clicca qui). Sicuramente con questo progetto Cesare intervenne pesantemente per modificare radicalmente il cuore stesso dell'Urbe antica.